Dopo l’ottimismo della settimana scorsa, dal vertice OPEC+ è arrivata la doccia gelata: nessun accordo, meeting rinviato a data da destinarsi. Le posizioni, evidentemente, al momento risultano inconciliabili.
Lo scontro è soprattutto con gli Emirati Arabi, che da subito avevano subito messo in chiaro di essere contrari all’accordo proposto dall’Arabia Saudita (con l’appoggio anche della Russia) che proponeva 400.000 barili al giorno da agosto fino a dicembre 2021. Pochi, secondo gli Emirati, che vogliono un aumento incondizionato dalla produzione, vista la crescita della domanda e la ripresa globale, e chiedono anche di rivedere il volume di produzione di riferimento (da cui dipende la quota per ciascun Paese) portandolo da 3,17 milioni di barili/giorno a 3,8 milioni.
Il fallimento del vertice tra i paesi produttori ha così spianato la strada ad un nuovo rialzo delle quotazioni del greggio, riportandoci un po’ al passato quando il mancato accordo spingeva i prezzi anziché frenarli. Il prezzo del WTI registra una progressione a 76,6 euro, mentre il Brent sale a 77,6 euro.
Ma il discorso sul medio periodo è assai incerto, perché senza la data di un nuovo meeting e senza accordo sulla produzione, potrebbero emergere forti tensioni e crearsi una frattura negli accordi tra i Paesi produttori. Questo potrebbe innescare incrementi improvvisi dell’output che, se non perfettamente bilanciati, potrebbero superare la crescita complessiva della domanda e causare un calo improvviso dei prezzi.