I mercati si aspettavano una mossa forte da parte della Banca di Russia, e l’istituto moscovita non ha tradito le attese. Ha infatti varato un maxi aumento del tasso di riferimento di 100 bps, portandolo al 6,5%.
Si tratta del quarto rialzo dei tassi quest’anno da parte dell’istituto russo e il più forte aumento dalla fine del 2014.
A giustificare questa mossa è la forte crescita dell’inflazione, che a giugno ha raggiunto il 6,5% annuo, ossia il livello più alto da agosto 2016, quando era al 10,5%. Inoltre i rischi si sono spostati verso un ulteriore aumento della dinamica dei prezzi, che secondo il target della CBR dovrebbe essere al 4% (quindi siamo ben oltre l’obiettivo).
Secondo le ultime previsioni della banca centrale, l’inflazione annua raggiungerà il 5,7-6,2 percento nel 2021, per poi rallentare al 4,0-4,5 percento nel 2022 e resterà vicina al 4% oltre.
La banca centrale ha anche osservato che l’economia russa ha raggiunto il livello pre-pandemia nel secondo trimestre del 2021.
I responsabili delle politiche prenderanno inoltre in considerazione la necessità di un ulteriore aumento dei tassi chiave nelle prossime riunioni (il prossimo meeting è previsto per il 10 settembre).
La decisione, largamente attesa, non ha provocato scosse nel rublo russo, che si è stabilizzato a 73,6 (USDRUB).
Qualche giorno fa aveva toccato il minimo di due mesi a 75,35 dollari, a causa del clima di avversione al rischio e del crollo del prezzo del petrolio (una delle principali risorse del paese), che però poi è risalito dopo aver metabolizzato la nuova intesa OPEC+.
Nel frattempo, gli investitori continuano a monitorare i crescenti casi di coronavirus in patria e all’estero.