L’ultimo appuntamento settimanale atteso dagli investitori era quello con i dati sul lavoro USA (Non Farm Payrolls).
Ebbene, il Dipartimento del Lavoro (Bureau of Labour Statistics) ha fatto sapere che a luglio sono stati creati 943mila di posti di lavoro, il massimo in 11 mesi e in rialzo rispetto agli 938mila posti di lavoro di giugno (dato rivisto da +850 mila unità).
Si tratta di un valore superiore alle aspettative, che erano per 870mila unità.
Il tasso di disoccupazione è calato al 5,4% rispetto al 5,9% del mese precedente e contro il 5,7% del consensus.
Le retribuzioni medie orarie sono rimaste stabili a 34,8 dollari. Questo valore è monitorato con attenzione dalla FEd, perché rappresentano un buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro, sia delle pressioni inflazionistiche.
Questi dati, uniti anche alla pubblicazione di conti trimestrali incoraggianti sul mercato azionario, danno un po’ di ottimismo ai mercati, che comunque rimangono in trepidazione per via del continuo aumento della diffusione della variante Delta del Covid-19.
Il rendimento dei Treausries a 10 anni è salito all’1,277%, poiché la propensione al rischio è migliorata dopo il rapporto sull’occupazione.
Sul fronte valutario, il ha esteso il suo slancio oltre 92,5 portandosi sui massimi di fine luglio. Infatti il miglioramento delle condizioni economiche USA potrebbe accelerare i tempi dell’inasprimento della politica monetaria statunitense. All’inizio della settimana, il vicepresidente della Federal Reserve Richard Clarida ha suggerito che le condizioni per l’aumento dei tassi di interesse potrebbero essere soddisfatte entro la fine del 2022.
Intanto l’euro-dollaro () scivola a 1,1783. Ricordiamo che gli investitori si aspettano che la Banca centrale europea rimarrà accomodante per qualche tempo.