E’ un momento molto positivo per il Rand sudafricano, che nel corso del 2017 è stata una delle valute più performanti. Dopo aver barcollato di fronte ai timori di un downgrade del rating del credito da parte di Moody’s (cosa che non è avvenuta), la valuta sudafricana ha ricevuto una grossa spinta dalle vicende del fronte politico. Il risultato elettorale che ha premiato Cyril Ramaphosa ha ampiamente incoraggiato gli investitroi dallo ZAR.
La Corte costituzionale ha aperto la strada all’impeachment nei confronti del presidente Jacob Zuma. Tuttavia piuttosto che attendere l’esito della vicenda, è possibile che si giunga a una uscita anticipata (soft) del presidente attuale (accusato di aver sfruttato e non restituito fondi pubblici per ristrutturare la propria residenza privata). Questo spianerebbe la strada all’ascesa di Cyril Ramaphosa, fresco di elezione a capo dell’African National Congress (ANC). Del resto è proprio lui l’uomo che è Mandela avrebbe voluto come proprio successore.
Le faccende valutarie economiche non potevano non avere ripercussioni sul fronte valutario. Il Rand, che è cresciuto di circa il 13% nel 2017, ha concretizzato la maggior parte di questi guadagni proprio dopo che Cyril Ramaphosa è stato eletto capo dell’ANC il mese scorso.
Da quel momento infatti la coppia è scesa di oltre il 10%, passando dal livello 14.5 al livello 12.3.
Va detto però che restano ancora degli ostacoli da superare. A parte quelli di ordine politico, c’è da fare i conti con una crescita che ha rallentato di recente. I prezzi delle materie prime più alti hanno spinto con forza il Rand (ZAR) ma al tempo stesso lo lasciano esposto al rischio di un’inversione di tendenza.
L’istituto centrale (SARB) dovrà provare soprattutto ad arginare le pressioni inflazionistiche. La previsione è che i prezzi al consumo core – visti al 4,4% a dicembre – salgano al 5,1% nel 2018 e al 5,3% nel 2019.