Cresce la pressione sulla Lira turca, che registra il minimo storico nei confronti dell’euro e precipita anche contro il dollaro. A pesare sulla valuta del paese sono i dati macro e la situazione politica, che crea più di qualche allarme negli investitori.
Il presidente Erdogan sta “lavorando” da tempo al consolidamento del suo potere. Le recenti riforme politiche mirano essenzialmente a questo. Erdogan vuole vincere le elezioni presidenziali del novembre 2019 già al primo turno, e siccome la riforma costituzionale unifica le funzioni di presidente e capo del governo, il potere verrà tutto accentrato in Erdogan.
Questo ha inevitabili conseguenze sull’economia. L’alta inflazione e gli ampi disavanzi correnti richiedono mosse decise da parte della Banca Turca, ma il governatore Murat Cetinkaya non è nelle condizioni di farlo per via dell’opposizione del presidente. Erdogan è ostile a una stretta monetaria che possa rallentare i ritmi di crescita del paese.
Nel frattempo l’inflazione è al 10,26% (in calo dal mese precedente ma molto lontana dal 5% che è il target della CBRT), il deficit delle partite correnti è esploso a 7,096 miliardi di dollari, e l’aumento dei costi delle materie prime acquistate in dollari si fa sentire in modo enorme.
I dati macroeconomici da un lato dicono che la crescita del PIL è arrivata all’11,1% nell’ultimo trimestre del 2017 (il massimo da 6 anni), ma è pur vero che la politica monetaria che sta conducendo la CBRT è poco coerente con la dinamica dei prezzi (tassi fermi da novembre scorso all’8%).
La Lira turca intanto continua a calare. E’ scivolata contro il dollaro fino a un cambio di 3,8655 e da inizio anno ha perso oltre il 2,50% contro il biglietto verde (peraltro nel quadro di una certa debolezza del dollaro). Ancora peggio va contro l’euro. La coppia infatti ha raggiunto i massimi storici verso 4,79932.