Come ampiamente previsto dai mercati, la Banca Nazionale Svizzera (SNB) ha mantenuto il tasso di riferimento a -0,75% e il tasso sui depositi overnight a -0,75% durante la riunione di settembre 2021.
Secondo i policy makers elvetici, occorre una politica monetaria espansiva al fine di garantire la stabilità dei prezzi e fornire supporto continuo all’economia svizzera.
Nessuna virata quindi, neppure dopo le prime mosse della BCE e della Fed, che stanno iniziando a normalizzare la politica monetaria dopo la ripresa post-pandemia.
La banca centrale svizzera ha alzato le previsioni di inflazione per il 2021 allo 0,5% (vs 0,4% a giugno) e per il 2022 allo 0,7% (vs 0,6% a giugno), tra prezzi più alti per i prodotti petroliferi e strozzature nell’offerta. Per il 2023, le previsioni di inflazione sono rimaste invariate allo 0,6%.
Va ricordato che l’ultimo report sull’inflazione, quello di agosto, ha registrato il dato più alto dal 2018 allo 0,9% (oltre le aspettative di mercato dello 0,8%). Inoltre i prezzi alla produzione svizzeri sono aumentati di più dal 2008.
Per quanto riguarda la crescita del PIL, la BNS ha rivisto le previsioni al ribasso al 3% per quest’anno (contro il 3,5% di prima) affermando che è probabile che torni ai livelli pre-crisi entro la seconda metà dell’anno.
La Banca centrale svizzera ha infine ribadito la sua continua disponibilità ad intervenire sui mercati valutari “quando necessario” per moderare il valore del franco.
A tal proposito va evidenziato che sebbene il cambio USDCHF sia arrivato sui massimi di aprile di recente, il livello attuale è considerato ancora troppo basso dalla BNS (che idealmente ambisce alla parità). Inoltre tra la fine del 2020 e l’inizio di quest’anno era scivolato sotto la soglia di 0.90.
Stabile sui 1.084 il rapporto con l’euro (EURCHF).