Dal tanto atteso dato sul mercato del lavoro USA viene fuori una sorta di “nulla di fatto”. Anche se il report è al di sotto delle aspettative, non riduce la prospettiva che la FED comincerà presto a ridurre i suoi stimoli economici.
Semmai, se il Non Farm Payrolls fosse stato migliore delle attese, allora sì che probabilmente avremmo visto una reazione forte del mercato.
A settembre sono stati creati 194.000 nuovi posti di lavoro. Un numero a prima vista deludente, visto che le aspettative sui Non Farm Payrolls erano per 500mila. Si tratta inoltre del dato più basso di quest’anno.
Tuttavia il tasso di disoccupazione è sceso al 4,8%, il tasso più basso da marzo 2020. E inoltre sono salite le le retribuzioni orarie, che la FED ritiene anticipatrici affidabili delle future tendenze inflazionistiche. Segnali quindi contrastanti arrivano dal mercato del lavoro, roba da far venire il mal di testa ai banchieri centrali.
L’unica reazione forte del mercato ha riguardato il rendimento dei Treasury a 10 anni, che è salito sopra l’1,6% (il massimo in 4 mesi). E’ evidente che gli investitori ritengono ancora che la Federal Reserve inizierà presto a ridurre il suo massiccio programma di incentivi.
Sul fronte valutario invece il dollaro ha galleggiato. L’indice del dollaro (DXY) si è tenuto in bilico su quota 94,15.
L’euro-dollaro (EUR-USD), che aveva ceduto il passo in mattinata, si è ripreso tornando verso 1,157, sopra il minimo infrasettimanale di 15 mesi a $ 1,1529.
Nel frattempo, diversi membri del board BCE (Belgio e Slovacchia) stanno pensando ad alta voce di abbandonare il programma di stimoli, dopo che la presidente BCE Christine Lagarde, d’altra parte, ha recentemente difeso più volte la politica monetaria comunitaria.