ll petrolio è nuovamente in corsa e così si chiude con il settimo guadagno consecutivo settimanale (si tratta della la serie positiva più lunga da dicembre 2013). Il Brent è salito oltre 82 dollari al barile, mentre il prezzo del WTI è un passo da questa soglia.
Tuttavia il West Texas Intermediate è riuscito nella giornata di venerdì a oltrepassare gli 80 dollari al barile, per la prima volta da novembre 2014. Complessivamente, nel corso di questa settimana il benchmark petrolifero statunitense è cresciuto di circa il 5%.
Anche il Brent era balzato sui massimi dal 2014, oltre quota 83 dollari.
Il mercato del petrolio continua ad essere stimolato da una forte crescita della domanda e dagli effetti di sostituzione indotti dal balzo dei prezzi del gas naturale.
Inoltre a inizio settimana, l’OPEC+ ha deciso di laciare invariato il programma di aumenti da 400.000 barili al giorno a novembre, nonostante le pressioni di alcuni paesi (Stati Uniti in primis) affinché aumentasse l’offerta per stabilizzare i prezzi. Molti osservatori si aspettavano che l’OPEC+ decidesse di incrementare maggiormente la produzione, ma sono stati delusi.
Nel frattempo il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti ha dichiarato di non avere intenzione di sfruttare le riserve petrolifere della nazione, suggerendo che potrebbe aver preso in considerazione quell’opzione per frenare l’aumento dei prezzi.
Gli Stati Uniti hanno usato occasionalmente le proprie riserve strategiche, di solito dopo uragani o altre interruzioni delle forniture.
I dati sulle scorte EIA hanno mostrato un aumento inaspettato di 2,3 milioni di barili, la seconda settimana consecutiva di aumenti.