Arrivano dati in chiaroscuro dall’economia cinese. Il PMI manifatturiero infatti batte le previsioni, raggiungendo inaspettatamente un massimo di quattro mesi a 50,6. Il mercato si aspettava 50. Questo segnale evidenzia un’ulteriore ripresa della domanda interna, con il sottoindice per i nuovi ordini totali che ha raggiunto il massimo da giugno.
Tuttavia, la carenza di energia e l’aumento dei costi hanno pesato sulla produzione, mentre sia le vendite all’estero che l’occupazione sono diminuite per il terzo mese consecutivo. Deboli anche i livelli di acquisto, che sono scesi di nuovo dopo essere aumentati a settembre.
Allo stesso tempo, l’indicatore dei tempi di consegna ha toccato il punto più basso da marzo 2020.
Sul fronte dei prezzi, la pressione inflazionistica si è intensificata, con i prezzi medi dei fattori produttivi aumentati al tasso più elevato da dicembre 2016, mentre anche il ritmo dell’inflazione dei prezzi alla vendita ha accelerato.
Infine, il grado di sentimento positivo si è attenuato.
Dopo questi dati di inizio settimana, lo Yuan cinese è rimasto stabile rispetto al dollaro, verso quota 6,40.
Dopo aver toccato il livello più elevato da alcuni mesi settimana scorsa, lo yuan ha subito il ribmalzo del dollaro che è stato innescato venerdì dalle aspettative di aumenti prematuri dei tassi di interesse statunitensi.
Lo yuan cinese ha ceduto terreno anche perché le banche statali hanno acquistato dollari nel mercato spot per accumulare liquidità.
Ad ogni modo, c’è un clima di prudenza in vista della riunione della Fed di metà settimana.