La nuova settimana si è aperta con dati macro importanti arrivati dalla Cina. La produzione industriale del Paese del dragone ha battuto le aspettative dei mercati, visto che è aumentata del 3,5% su base annua, battendo le previsioni di mercato.
Questo ha finito per dare beneficio alle così dette commodity currencies come il dollaro australiano, dal momento che la Cina è il principale mercato di esportazione dell’Australia.
Il cambio AUD-USD è salito sopra 0,735, riprendendosi così in parte dalla caduta delle ultime due settimane.
Come vediamo sul broekr , il taglio della EMA50 avvenuto pochi giorni fa, aveva innescato uno scenario più cupo per l’AUD, che ha vissuto diverse sedute al ribasso, con la prospettiva di avvicinarsi al limite inferiore del canale nel quale si trova da metà agosto.
L’attuale ripresa rimane un segnale confortante, che tuttavia adesso deve concretizzarsi nel nuovo attraversamento della EMA50 per poter vedere prospettive nuovamente rialziste a breve.
Di recente il rapporto col dollaro americano è sceso fortemente dal massimo di tre mesi toccato intorno a 0,755, a causa delle divergenti prospettive di politica monetarie tra Stati Uniti e Australia.
Mentre la FED, sotto la spinta dell’inflazione, potrebbe aumentare prima del previsto i tassi di interesse, la RBA non sembra darsi fretta.
Dopo aver lasciato il tasso ai minimi storici durante l’ultima riunione mensile, la banca centrale australiana ha confermato l’intenzione di mantenere bassi i tassi fino al 2024, anche se ha aperto alla prospettiva di alzarli nel 2023.
Inoltre l’indebolimento dell’Aussie era frutto anche degli ultimi dati macro, che hanno evidenziato un quadro occupazionale in flessione.