Al peggio sembra davvero non esserci mai fine per la Lira turca. La valuta sta infatti crollando di oltre il 10%, dopo che Erdogan ha chiesto una lira ‘competitiva’, perché incoraggerebbe gli investimenti e l’occupazione.
Intanto però le aziende fornitrici cominciano a rifiutare la valuta locale e pretendono contratti con regolamento in altra valuta, a causa della terribile svalutazione.
Inoltre se generalmente i contratti per il pagamento degli ordini vengono stipulati con scadenza a sei mesi, adesso perfino due giorni sono diventati intollerabili a causa delle oscillazioni del cambio.
Questo inevitabilmente danneggia la produzione e il commercio interni, perché chi acquista materie prime sostenendo costi ormai altissimi, poi non può trasferirli sul prezzo di vendita in misura corrispondente.
La Lira sta precipitando da diverso tempo, e quest’anno la svalutazione complessiva ammonta a oltre il 40% rispetto al dollaro, ma l’ultima grande fiammata negativa è avvenuta dopo che la Banca centrale ha tagliato il tasso d’asta repo a una settimana di 100 pb al 15%.
Oggi il cambio USDTRY è arrivato a un nuovo massimo record oltre la soglia di 13,40.
Per assecondare la volontà del presidente Erdogan, che sostiene una teoria non convenzionale secondo cui alti tassi causano inflazione, finora la CBRT ha abbassato i tassi di interesse di 400 punti base nel giro di 60 giorni (100 punti a settembre, 200 a ottobre e 100 a novembre).
Il tutto succede nonostante l’inflazione al consumo di ottobre sia arrivata a quasi il 20%, il più alto da gennaio del 2019 e ben al di sopra dell’obiettivo medio del 5%.