Continua l’effetto yo-yo sull’euro, che prima riprende quota nei confronti del dollaro, ma poi inverte la rotta e va in discesa, poi riassorbe alcune perdite.
Il cambio EURUSD era riuscito a risalire fino a quota 1,138. Poi il brusco dietrofront con il ritorno sotto la soglia di 1,13.
L’euro aveva beneficiato del dato sull’inflazione dell’Eurozona, che dovrebbe accelerare al 4,9% a novembre, dal 4,1% del mese precedente. Molto al di sopra delle aspettative di mercato del 4,5%, nonché il più alto dal luglio 1991.
Anche nelle singole maggiori economie europee l’inflazione ha accelerato ai massimi pluriennali, con tassi netti registrati in Germania (6,0% contro 4,6%, Spagna (5,6% contro 5,4%), Italia (4,0% contro 3,2%) e Francia (3,4% contro 3,2%).
Ma a imprimere la direzione al cambio è stata soprattutto la marcia ondivaga del biglietto verde, che in un primo momento aveva risentito dei nuovi timori relativi alla variante Omicron.
L’amministratore delegato di Moderna ha dichiarato al Financial Times che gli attuali vaccini potrebbero vedere un calo significativo dell’efficacia, e che ci vorranno mesi per riformulare un nuovo vaccino e distribuirlo in tutto il mondo. Queste novità impattano sul sentiment di mercato, spingendo soprattutto le valute rifugio come CHF e JPY.
Nel pomeriggio lo scenario è cambiato.
Prima la fiducia dei consumatori, misurata dal Conference Board, è calata ai minimi da nove mesi a causa delle crescenti preoccupazioni per l’inflazione.
Poi è entrato in scena il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che testimoniando davanti al Congresso, ha sancito che è ora di smetterla di parlare di inflazione «transitoria». Un dietrofront importante, che apre alla possibilità di un’accelerazione del processo di riduzione di acquisti di asset, nonostante Omicron.