La tregua sul mercato del petrolio è durata poco. Dopo il calo di oltre il 10% avvenuto mercoledì, i prezzi di Brent e WTI sono tornati a salire.
Gli investitori digeriscono le novità dalla Turchia, dove i negoziati per fermare la guerra in Ucraina hanno visto un’altra fumata nera.
L’invasione russa e le conseguenti sanzioni occidentali, hanno aumentato la pressione sul prezzo perché hanno esacerbato i problemi della catena di approvvigionamento creati dalla pandemia.
Sull’andamento del petrolio pesano anche i commenti degli Emirati Arabi Uniti, che in un primo momento avevano chiesto all’OPEC+ di aumentare la produzione più rapidamente per coprire le mancate esportazioni dalla Russia, ma poi hanno fatto retromarcia dicendo che il paese è comunque impegnato nel rispetto dei piani del cartello.
Inoltre il capo dell’OPEC e della Chevron ha affermato che non c’è carenza di petrolio, concetto ribadito anche dall’Iraq.
Inoltre i dati sulle scorte di petrolio diffusi ieri hanno mostrato la vulnerabililità dei paesi consumatori. Inoltre anche la crisi politica della Libia sta determinando un brusco calo della produzione con conseguente aumento del prezzo.