Cresce la pressione sullo yuan cinese, che scivola sui minimi di novembre rispetto al dollaro (USDCNH), malgrado il biglietto verde abbia perso un po’ di forza negli ultimi giorni.
Lo yuan ha perso terreno (insieme ad altri asset cinesi) poiché i mercati sono stati turbati di nuovi lockdown per via del Covid, e dai timori di sanzioni internazionali a causa dei legami con la Russia.
Pechino ha mandato in blocco circa 51 milioni di persone nella provincia nord-orientale di Jilin e nelle città meridionali di Shenzhen e Dongguan, mentre il paese affronta la peggiore crisi di Covid dall’inizio del 2020.
Intanto cresce il timore che Pechino e le sue aziende possano diventare obiettivo di sanzioni da parte di Stati Uniti ed Europa, a causa dei legami tra Cina e Russia.
La valuta cinese perde così quota. Il cambio USDCNH è salito a oltre 6,40 per dollaro, toccando il massimo da novembre e ritirandosi ulteriormente dal minimo di 4 anni toccato sul finire di febbraio a 6,30, come possiamo vedere sul famoso broker .
L’attraversamento della EMA50 ha accelerato il rialzo del rapporto di cambio, che adesso sta testando la EMA200.
Nel frattempo, la People’s Bank of China ha iniettato martedì 100 miliardi di yuan netti di prestiti FML a 1 anno, ma non ha ritoccato il tasso ufficiale sui prestiti (fermo al 2,85%) nel tentativo di attutire un rallentamento economico.
La banca centrale ha affermato che la mossa mira a mantenere il ragionevole e sufficiente liquidità del sistema bancario.
Il clima di sfiducia che circonda la Cina non è stato neppure scalfito dai buoni dati arrivati da Pechino su investimenti, vendite al dettaglio e produzione industriale.
Intanto i mercati si preparano al previsto aumento del costo del denaro da parte della Federal Reserve.