Per il terzo meeting di fila, la Banca centrale turca ha lasciato al 14% il tasso di interesse chiave (repo a una settimana).
Nonostante il tasso di inflazione annuo sia salito al 54%, il massimo da due decenni, la CBRT non procede quindi a una stretta monetaria. Ricordiamo che il target della CBRT sarebbe l’inflazione al 5%.
Secondo i policy maker turchi, l’aumento dell’inflazione è frutto dell’aumento dei costi energetici derivante dall’acuirsi del conflitto regionale, dagli effetti temporanei delle formazioni dei prezzi che non sono supportati dai fondamentali economici e dai vincoli dell’offerta e dall’andamento della domanda.
Tutti elementi che secondo il comitato, cominceranno a perdere efficacia nei prossimi mesi, quando inizierà un processo di disinflazione.
Dopo il nulla di fatto del meeting di politica monetaria, la lira turca si è deprezzata fino a quasi 14,8 dollari (USDTRY), quasi il doppio rispetto a settembre scorso.
Piano piano il cambio si sta riavvicinando al minimo storico di 16,5 toccato il 19 dicembre.
La Lira risente in modo forte del conflitto in Ucraina, in generale perché si tratta di un asset rischiosi, ed in particolare per la sua vicinanza e coinvolgimento nella geopolitica del conflitto.
Inoltre le recenti sanzioni economiche e bancarie alla Russia hanno frenato la ripresa del settore turistico della Turchia.