Torna ad alzare i tassi di interesse la Banca centrale turca, che effettua una stretta di 250 punti base portando così il costo del denaro al 17,5%, livello massimo da settembre 2021. Nella riunione precedente l’istituto aveva già alzato notevolmente i tassi, per 650 punti base.
La mossa tuttavia non soddisfa appieno i mercati, che si aspettavano una stretta del doppio (500pb), che avrebbe portato il costo del denaro al 20%.
Anche per questo il cambio non riesce a invertire la sua rotta rialzista.
Il Comitato ha deciso di continuare il processo di inasprimento monetario per contrastare l’inflazione, visto che gli indicatori recenti indicano ancora una pressione di fondo delle tendenze inflazionistiche e il Comitato prevede che le normative fiscali e il deterioramento della politica dei prezzi eserciteranno ulteriore pressione sui prezzi.
Il tasso di inflazione in Turchia è sceso al 38,21% a giugno, ma si prevede che tornerà a crescere a causa del calo della lira e degli aumenti delle tasse.
A confermare un cambio di rotta nella politica monetaria (almeno finché Erdogan se ne starà al suo posto) è che la CBRT avverte che ci saranno ulteriori interventi se necessario, in modo tempestivo e graduale, finché non ci sarà un significativo miglioramento delle prospettive di inflazione.
La maggior parte degli investitori è convinta che i tassi di interesse raggiungeranno il 25% entro la fine dell’anno.
Dopo la decisione della banca centrale, la lira turca è rimasta attorno al minimo storico di 26,9 per dollaro (), ma solo perché la debolezza del biglietto verde negli ultimi giorni ha impedito ulteriori turbolenze.
Intanto il rendimento del titolo di Stato decennale della Turchia è salito oltre il 17% a luglio, il livello più alto in un anno.