Si sta chiudendo una settimana negativa per il dollaro, che ha perso terreno in modo significativo questa settimana.
I dati macro degli Stati Uniti, per ultimi quelli sulle vendite al dettaglio e la disoccupazione, hanno spinto gli investitori verso attività più rischiose.
A parte gli indicatori economici, poi, l’insistenza della Federal Reserve sul fatto che manterrà ancora a lungo una posizione accomodante, rende meno attraente il biglietto verde.
Il si allontana così dalla regione 92 per rompere sotto 91,50 per la prima volta in un mese.
I movimenti del biglietto verde sono avvenuti di pari passo con un ritracciamento dei rendimenti del Tesoro, che hanno toccato il minimo intorno ai minimi mensili dell’1,55%.
L’attuale sovraperformance dell’economia statunitense rispetto alle altre, non è quindi riuscita a offrire un sostegno duraturo alla marcia del dollaro.
Il cambio intanto resta prossimo a quota 1,20, e in orbita ai massimi mensili.
I dati macro della Eurozona hanno confermato che i prezzi al consumo nell’area dell’euro sono aumentati a marzo di più da oltre un anno, mentre l’indice core è sceso al minimo di tre mesi. Gli operatori sono ottimisti – anche grazie alla crescita record del Pil cinese nel primo trimestre – che anche in Europa la ripresa economica possa cominciare a correre presto.