Continuano i giorni estremamente complicati per il settore delle valute digitali, che stanno avendo un andamento isterico anche se quasi esclusivamente ribassista. Dopo i picchi di aprile, in sette sedute hanno visto andare in fumo 700 miliardi circa.
Mercoledì c’è stata una nuova forte spallata alle quotazioni, con perdite a due cifre registrate per la maggior parte della giornata.
Il al momento viaggia poco sotto i 40 dollari, ma nel corso delle notte era arrivato anche a sprofondare su quota 30 dollari.
ha quasi dimezzato il suo valore rispetto al record toccato pochi giorni fa, e adesso viaggia sui 2700 dollari.
A pesare sulle quotazioni della valuta digitale è stato l’annuncio di tre autorità cinesi responsabili della vigilanza delle banche e dell’industria dei pagamenti di avvertire le istituzioni finanziarie di non fare alcun business che comporti l’utilizzo delle criptovalute, inclusi il trading e la conversione di valute fiat in monete digitali. Il motivo? «Non sono vere valute».
Il veto cinese si aggiunge alle spallate che il settore ha ricevuto da Elon Musk, con lo stop al suo uso di per l’acquisto di auto Tesla (ufficialmente per motivi legati all’inquinamento provocato dalla criptovaluta).
Ma anche la BCE ci ha messo del suo, visto che nell’ultima Financial Stability Review (FSR) ha bollato Bitcoin come asset rischioso e speculativo. Nel report si legge che “l’impennata dei prezzi dei bitcoin ha eclissato le precedenti bolle finanziarie come la “ mania dei tulipani” e la bolla dei mari del sud nel 1600 e 1700”. Il richiamo a questi esempi drammatici fa capire che la BCE non è ottimista sul futuro delle crypto.