Le pesanti perdite rendono oro e petrolio protagonisti negativi delle ultime ore e segnano l’avvio della settimana finanziaria.
In una breve svendita all’inizio delle negoziazioni in Asia, l’oro ha toccato il minimo da marzo sotto i 1700 dollari l’oncia, prima di pareggiare le perdite.
Dopo i Non Farm Payrolls molto positivi di venerdì scorso, segno della solidità della ripresa a stelle e strisce, la prospettiva di una FED più vicina al tapering è aumentata. Tassi più elevati rendono i metalli preziosi meno attraenti rispetto ad altri asset, anche per via del contemporaneo rally del dollaro, salito ai massimi da quattro mesi sia nei confronti delle valute del Pacifico, sia rispetto all’euro.
Da un punto di vista tecnico, dopo settimane di movimenti laterali, il primo segnale di debolezza dell’oro è stato l’allontanamento dal range tra 1.790 e 1.820 dollari.
Scenario negativo anche per il petrolio.
La preoccupazione che il ceppo Delta possa ostacolare la crescita della domanda, ha acuito la fase calante dei prezzi, che già la scorsa settimana erano arretrati del 7%. si è trattato della settimana peggiore da ottobre. Si guarda con timore anche alle possibili nuove chiusure per contrastare il virus.
Il Wti arriva a 66,6 dollari al barile, mentre il Brent scende a 69 dollari.
Anche in questo caso, a pesare sull’andamento del petrolio è il rafforzamento del dollaro dopo i solidi dati sull’occupazione.
Dagli Usa, questa settimana, si attendono il dato sull’inflazione (mercoledì) e sui prezzi alla produzione (giovedì) per testare lo stato di salute dell’economia americana.